[Estratto dalla newsletter di Giugno 2019] In quest’ultimo periodo ho letto spesso considerazioni simili sul tema dei rapporti, c’è chi rimurgina* (solo adesso che lo scrivo mi rendo conto di aver commesso questo errore fino ai miei 33 anni, si scrive rimuginare, senza la seconda r, anche se Google registra ben 13.900 risultati per “rimurginare” contro i 205.000 per la forma corretta) sul concetto di “visualizzato ma non risponde” affermando che sia un valore distintivo di una relazione che funziona o no. Mi sembra di leggerlo ovunque, non so se sia un trend fra i miei contatti sui social, se sia il governo a spiarmi e piazzare questi contenuti intorno a me o se sono vittima del fenomeno di Baader-Meinhof.
Sai di cosa sto parlando, no? Il fenomeno Baader-Meinhof si presenta quando, una volta che si è ascoltata una parola, un concetto o in generale un’informazione mai sentita prima d’allora, si ha la falsa percezione da quel momento di sentire o ascoltare all’improvviso quella cosa ovunque o spesso. Ti sarà successo prima o poi, a me qualche volta, è un meccanismo del cervello a quanto pare. Ad ogni modo, il concetto del “visualizzato ma non risponde”, dicevo.
È un po’ come il trend di #maiunagioia, partito come frase divertente per etichettare le piccole sfighe e le cose che succedono, e diventato un tormentone che mi ha stufata e che credo crei una sorta di epidemica negatività fra la gente: vai al ristorante preferito e non c’è posto: mai una gioia, dal parrucchiere il tipo che ti fa sempre la piega non c’è: mai una gioia. A lezione il posto che prendi sempre è occupato: mai una gioia… e se sommi questa cosa più volte ogni giorno, ci si auto-convince di vivere una vita da sfigati, e invece magari se uno prenotasse il ristorante, telefonasse per accertarsi di trovare una certa persona prima di andare o si svegliasse qualche minuto prima, tutta questa sfiga non ci sarebbe. Sono cose che succedono e su cinque persone che usano questo modo di dire, la metà spesso ci crede sul serio ed entra in una spirale.
Non fraintendermi, capisco l’ironia, la voglia di sdrammatizzare drammatizzando, però non sempre si ha il controllo di questi concetti e alla fine qualcuno si convince davvero di non avere nessuna gioia per qualche stronzata che gli è successa. Se poi #maiunagioia viene usato da chi è perfettamente consapevole di vivere una bella vita ma sui social vuole “scendere un po’ al livello degli altri per testimoniare di essere uno del popolo”, è un attimo che ti fa innervosire. O forse fa innervosire solo me. Non sono fan dei tormentoni, si è capito? Anche se appena parte Despacito per i primi secondi mi faccio prendere dal ritmo anche io, confesso.
Il concetto del “visualizzato ma non risponde”. Se una persona legge un nostro messaggio e non risponde questo ci fa girare le palle, innervosire, sentire ignorati. L’attesa è proporzionale all’abbassamento del livello di affetto o interesse che pensiamo che quella persona provi per noi e se di mezzo c’è appunto l’amore o un potenziale tale, le conseguenze sono ancora più gravi, oserei dire letali. Ma la doppia spunta blu può essere di per sé l’ago della bilancia di un rapporto? Può esserlo in generale l’attesa?
Per me ci sono delle variabili, ma anche dei concetti assoluti. Prima di tutto la doppia spunta blu ha a che fare con l’educazione. Che tu sia il ragazzo con cui sto uscendo, un’amica, un collega o il Papa, se leggi e non rispondi sei maleducato. Gli impegni, la frenesia, il lavoro, lo studio… non sono una scusa. Tutti siamo impegnati, abbiamo spesso giornate frenetiche, lavoriamo o studiamo, questo non ci autorizza ad ignorare le persone, ma senza dubbio possiamo prenderci del tempo.
Il tempo, appunto, è una variabile che spesso non viene considerata.
Sull’importanza di esserci e di non sparire ce ne sarebbero tante da dire, stasera vi voglio parlare di quando succede nelle situazioni sentimentali, soprattutto sul nascere.
Ragazza: “Gli ho appena scritto se stasera ci raggiunge al ristorante, ha letto ma non ha risposto”.
Amiche in coro: “Ma lascialo perdere, è uno stronzo” e via di stereotipi e luoghi comuni.
Ma magari quel poveretto è in palestra, ha preso un attimo il telefono e sta pensando “appena finisco questo esercizio la chiamo”. Magari sta guidando, era fermo al semaforo ed è scattato il verde. Magari è al lavoro, è in riunione. Magari è in doccia, magari ha aperto per sbaglio la notifica e non può rispondere adesso, in questo preciso momento. Magari dagli il beneficio del dubbio. Ma fra doppie spunte blu, notifiche di lettura, status on-line e geolocalizzazione, di benefici del dubbio ne restano pochi e spesso più che corteggiare analizziamo al microscopio.
La stessa cosa vale per le donne, naturalmente.
Ragazzo: “Le ho appena scritto se stasera ci raggiunge al ristorante, ha letto ma non ha risposto”.
Amici in coro: “Ma lasciala stare, se la sta tirando, non fare lo zerbino” e via di stereotipi e luoghi comuni.
E lei magari dopo aver letto si è precipitata in doccia per restaurarsi, è in multi-chiamata con le amiche per chiedere consigli su come rispondere e cosa mettersi. Ma intanto lui l’ha già messa sotto la categoria “fighe di legno”, per non fare lo zerbino agli occhi degli amici non le risponderà più e un’altra storia è stata stroncata sul nascere.
Non fraintendetemi, gli stronzi e quelle che se la tirano esistono sul serio, ma certe volte credo che pensare che quello che ti risponde subito sia in automatico il principe azzurro e quello che legge e risponde dopo 20 minuti o anche 1 ora sia da depennare senza remore, non sia sano.
Leggo di donne che hanno esigenze specifiche e anche piuttosto rigide: l’uomo perfetto è quello che risponde subito ai tuoi messaggi, che ti legge nel pensiero, che sa quello che vuoi prima di te, che appena chiami scatta. Questo non lo fa neanche Siri all’ultimo aggiornamento e più che un compagno di vita qui mi sembrano i danni di non avere ricevuto a Natale del ’94 Emilio è meglio. Ma è il mio personalissimo parere eh, di una che è sempre stata definita “molto esigente” soprattutto in fatto di uomini. Sono esigente ma mi piace anche pensare che se il mio ragazzo è al lavoro butta un occhio al cellulare ogni tot di ore per essere sicuro che vada tutto bene, ma che non mandi a puttane un meeting per chattare con me su WhatsApp. Certo ci è successo di litigare perché uno dei due è sparito per delle ore, ma io ero in Israele o lui a New York da tre mesi, ci sta che se non rispondi per un po’ mi inizio a preoccupare. La persona con cui condivido la mia vita non deve scattare al mio schioccare di dita, deve sentire certamente l’esigenza di sentirmi, di sapere come sto, come al tempo stesso faccio io. Eh sì perché, altra cosa che ho notato ascoltando amiche e in generale donne sul tema sentimentale, è che sappiamo perfettamente cosa vogliamo, cosa ci deve l’altro, cosa sarebbe giusto, perfetto, romantico, ideale che lui facesse, ma non sempre – quasi mai – ci chiediamo se noi per prime rispondiamo alle esigenze dell’altro, se quei sacrifici li faremmo anche noi per lui.
Per intenderci: lui deve essere romantico, attento, premuroso, gentile, cortese, galante, deve sorprendere, fare compagnia alla donna a far shopping, azzeccare il regalo perfetto, lasciare lei libera di vedersi con le amiche e dirle che gli è mancata in sua assenza, ma non deve essere troppo soffocante, geloso, curioso, smanioso. Deve essere disponibile h24 ma non zerbino, preferire lei ai suoi amici, deve essere amico delle amiche di lei, deve scriverle ma non troppo, farsi sentire ma non in modo angosciante, essere virile ma anche tenero, romantico ma non smielato, sexy ma non macho… insomma a me il quadro generale sembra interessante nella teoria ma abbastanza ambizioso nella pratica. Un uomo con un pedigree di questo genere ha sicuramente anche lui una lista non indifferente di esigenze e bisognerebbe domandarsi se gli si può offrire altrettanto.
Scegliere un uomo e decidere di farlo rientrare nello schema di prima è la strategia più sbagliata al mondo, lui ne esce fuori frustrato, con l’idea che sei una maniaca del controllo e tu devastata e scontenta, affaticata per tanto lavoro di cui godrà la prossima sicuramente. Perché tu ti sei sporcata le mani per modellarlo, lui la bozza della forma l’ha presa ma poi stanco ti ha mandata a quel paese e quando incontrerà la prossima lei godrà dei frutti del tuo lavoro e lui la riterrà dolce e affabile, una che non deve chiedere mai. È all’inizio invece che, se hai una lista di cose essenziali o fondamentali (presumibilmente seriamente importanti e credibili, non assurde) ti conviene notarle e spuntarle e solo dopo decidere di iniziare una relazione seria con quella persona.
Se non compie gesti romantici non lanciargli frecciatine raccontando che il ragazzo della tua amica le ha comprato dei fiori a sorpresa e lei sì è proprio fortunata, decidi se puoi stare con uno che non compie gesti romantici, forzare la mano può funzionare all’inizio ma prima o poi o tu non trarrai gioia dai gesti perché li consideri pilotati o lui prima o poi ti deluderà, perché si è sforzato di essere come tu lo vuoi, ma non gli viene spontaneo quindi alla prima occasione se ne dimenticherà. Se quando torni tardi la sera dal lavoro non ti scrive per sapere come stai non chiamargli la mattina dopo arrabbiata, dicendogli che fosse per lui avresti potuto essere anche morta fra i cespugli, cerca di capire se è stata una svista o se non è una persona premurosa. E in generale non paragonarlo a Dawson, Mr.Darcy, Jack che si lascia morire anche se c’era spazio per due sulla porta galleggiante, a Ted Mosby né tantomeno al marito, compagno o fidanzato di influencer o celebrities che fanno gesti eclatanti. Un uomo può non ragionare in termini di like ma essere romantico preparandoti la cena pur non dedicandoti una canzone all’Arena di Verona, un uomo è gentile e premuroso anche se non prenota un ristorante intero solo per te ed un gesto può essere romantico anche se non instagrammabile.
Alcuni gesti, foto e modi di raccontare le cose sui social esercitano un potere a volte di grande ispirazione, altre di tremendo paragone che genera insoddisfazione in chi osserva. Così succede che ragazzi deliziosi vengano declassati a fidanzati inadeguati perché non compiono gesti eclatanti o non postano delle proprie ragazze foto sexy dicendosi fortunati. Insomma, Instagram ha creato non poche insicurezze che molto spesso riguardano gli insicuri cronici e altre volte scalfiscono anche la superficie più dura delle persone più sicure di sé. Non possiamo chiedere agli altri di non postare foto e video che li riguardano perché ci possono fare sentire in soggezione o in competizione, ma possiamo rafforzare la nostra autostima e maturare un certo rispetto per ciò che abbiamo, senza sminuirlo in relazione a quello che ci mostra qualcun altro. In fondo siete sopravvissuti a storie d’amore impossibili raccontate da libri, film e serie… Parlo per te, per voi, perché io ne sono uscita con traumi che una vita di terapia non potranno risanare. Ma riguarderei ogni serie, film e leggerei ogni libro che mi ha rovinata, lo confesso.
A tutte quelle donne lì fuori che pensano di essere sfortunate o di meritare solo uomini sbagliati: siete voi che scegliete chi fare entrare nella vostra vita, di chi circondarvi, che scegliete se stare su un’app in cui le persone si scelgono facendo “swipe” o preferire i metodi “analogici” quando volete costruire qualcosa di più profondo (che poi esistono casi di persone che grazie a quelle app si sono davvero innamorate), siete voi che scegliete se mettervi in gioco o restare ferme in attesa che la persona fatta per voi non solo esista, ma venga anche a bussare alla vostra porta sapendo anche a che nome citofonare.
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