Se si cerca sul dizionario alla voce decomprimere si legge: [de-com-prì-me-re] verbo transitivo, 1. Diminuire la pressione esterna su qlcu. o su qlco. 2. inform. Restituire a un file le dimensioni originarie. 3. In fisica è la diminuzione di pressione ed è l’opposto della compressione. Nella vita di tutti i giorni è quello che ci aiuta a non implodere, a non sovraccaricarci, a non raggiungere il livello di saturazione (lo stress da saturazione esiste) dopo il quale dobbiamo formattarci perché il corpo va in shut down, ovvero come un computer troppo carico o che ha un malware, un virus, si arresta. Tutti e tre i significati suggeriti dal dizionario trovo che si adattino a questo concetto:
Diminuire la pressione
Quella interna, generata dalle aspettative, dagli impegni, dagli obiettivi, dalle cose che scriviamo ogni giorno nella nostra “check list” e che ci angoscia non aver spuntato prima di andare a dormire. Quella esterna, causata dal giudizio degli altri, dalle aspettative altrui, dagli obiettivi che secondo qualcuno dovremmo raggiungere “Quando ti laurei? Ma ti sposti? Quando ti sposi? E un figlio? Hai trovato lavoro?”.
Restituire la dimensione originaria
Ci immagino come dei palloncini, possiamo assumere forme diverse, somigliare ad un fiore, ad un cane, ad una bicicletta; possiamo provare a modellarci, adattarci, somigliare a qualcosa che non siamo, ma alla fine abbiamo sempre bisogno di tornare alla nostra forma originale.
L’opposto della compressione
Come quando ci facciamo piccoli per non occupare troppo spazio, perché le nostre ambizioni non siano invadenti, perchè non offuschino qualcun altro, come quando reprimiamo, ci restringiamo e quasi camminiamo sulle punte per non dare fastidio, per non disturbare. Come quando reprimiamo un’emozione che qualcosa o qualcuno ci fa provare, che temiamo di affrontare e allora la comprimiamo in una piccola cartella .zip dentro di noi. Occupa meno spazio ma è lì, piena di quello che gli abbiamo messo dentro.
Lo scorso Settembre ho usato all’interno di un post su questo blog dal titolo Mi hanno detto di rallentare. Parola d’ordine “decomprimere” e che ho ripreso su Instagram in un post nel quale ci siamo ritrovate a parlare di quanto questo concetto dovrebbe essere molto più conosciuto e diffuso; da subito moltissime di voi mi hanno scritto per sapere di cosa si trattasse, qualcuna ha iniziato a #decomprimere e qualche altra mi ha chiesto di approfondire.
In questi mesi ho ricevuto centinaia di tag e messaggi da parte di persone che hanno provato a cercare di applicare questo concetto e mi sono resa conto di non averlo mai approfondito, che ero così presa dalle parole che scrivevo, che ho dato per scontato che fosse ovvio, scontato. L’ho scoperto l’estate scorsa, quando se mi chiedevano “come stai?” rispondevo sinceramente “tutto bene” ma ho poi scoperto che il mio corpo non era del tutto d’accordo. Ho provato a fare mio questo concetto e adesso provo a spiegarvelo.
La differenza fra decomprimere e rilassarsi
Sono due concetti molto simili, ma che agiscono secondo me in due modi differenti e la decompressione è un processo che richiede molta più attenzione. Relax è una parola d’uso comune, la pronunciamo almeno una volta al giorno nelle sue varie declinazioni “mi rilasso un po’ stasera” oppure “questo weekend stacco tutto, relax!”, poi torniamo a casa, ci mettiamo sul divano davanti alla tv, scegliamo una nuova serie tv e intanto scrolliamo il feed di Instagram, nel frattempo la serie che abbiamo appena iniziato è passata dal pilot alla seconda puntata della terza stagione, gli occhi ci bruciano, un latente mal di testa si è fatto vivo, mangiamo una cosa al volo e andiamo a dormire. Il giorno dopo ci sentiamo meglio? Riposati, energici, carici? Ve lo dico io, no.
Al solito mi affido al dizionario: relax dal v. (to) relax «rilassare, rilassarsi», der. del lat. relaxare«allentare, distendere»; Distensione fisica e soprattutto psichica. Si tratta quindi di un’azione che suggerisce di allentare la tensione e distendere i muscoli, lasciare andare il corpo. È un’azione interna, che riguarda il nostro fisico, il nostro stato emotivo, decomprimere come detto all’inizio di questo articolo significa invece più precisamente allentare la pressione esterna esercitata su qualcosa: gli impegni, le persone, il lavoro, lo studio, una relazione infelice… Lo scopo di entrambe le azioni è quello di diminuire l’accumulo emotivo e di sfogare la pressione creando delle piccole valvole di sfogo: camminare, una passeggiata in montagna o al mare, andare in bicicletta, correre, andare sul tapis roulant, allenarsi in palestra, nuotare.
Svolgere un’azione attraverso la quale sfogare quell’accumulo emotivo.
Ma esiste anche una versione per pigri, scherzo, c’è una variante meno dinamica, che richiede però una certa onestà con se stessi (non prendersi in giro pensando “che bello sto decomprimendo oggi” senza effettivamente essere sicuri di quello che si sta facendo e percepirne gli effetti): ascoltare musica, leggere un libro, disegnare, dipingere, fare le parole crociate, guardare un film, una serie tv… la regola fondamentale però è fare una cosa per volta e darsi un tempo. Decomprimere, non procrastinare né poltrire. Ascoltare musica, ma farlo davvero, godersela, scegliere una playlist che non deve essere necessariamente musica ambient, leggere un libro senza distrazioni ritagliandosi un momento per sé, guardare un film/una serie ma senza prendere ogni due minuti il telefono, distrarsi, non capire come è morto e resuscitato il protagonista… fare davvero quello che si sta facendo e trarne un vantaggio. Se alla fine di un film abbiamo solo fatto scorrere il tempo e ci siamo fatti scappare un sabato sera, forse non è stato un modo furbo per decomprimere ma solo un’occasione per oziare, se invece quello che abbiamo visto ci ha divertiti, ispirati, dato la carica o commosso, allora abbiamo attivato le emozioni e quindi va bene.
Il modo migliore per decomprimere per me è quello attivo, senza dubbio, scaricare l’energia accumulata, i pensieri, la tensione su qualcosa che sia una matita, un attrezzo, una palla, i passi sull’asfalto… è un atto fisico tanto quanto mentale e il risultato dopo è molto più efficace e percepibile di quello pigro.
Qualcuno mi ha inviato foto mentre decomprime dal parrucchiere, può essere un modo, abbandonarsi al massaggio al lavabo e sentire quella pressione sulla testa può essere un’azione che svolge qualcun altro ma che sfruttiamo per liberare la tensione, se però la persona al lavabo ci parla, ci racconta i fatti suoi, se la musica nel salone è troppo alta e se qualcuno accanto a noi parla al telefono, stiamo davvero decomprimendo o usciremo più stressate di prima? Voto per la seconda. Qualcun altro mi ha taggata in una Story mentre decomprimeva studiando, imparare qualcosa, dedicarsi ad un argomento che appassiona senza accumulare ulteriore stress (“e se mi chiede questo argomento? E se non so rispondere? Ma avrò preso appunti bene? Oddio c’era una dispensa da ritirare in fotocopisteria?” se studiare vi comporta questo, non è quello è il momento giusto per decomprimere, piuttosto appena finito uscite a fare una passeggiata con il vostro cane, ne sarà felice anche lui).
Quando questa estate ho scoperto il concetto di “decomprimere” ero al mare, nuotare o stare a galla lasciando fare tutto all’acqua è stato uno dei miei modi preferiti di decompressione, anche correre dietro al furgoncino del pane fresco al mattino (chi mi segue su Instagram Stories ricorderà) non è stato affatto male, anche perché alla fine della corsa mi premiavo con una brioches calda.
Come decomprimo? Se è la prima volta…
Se è la prima volta che leggete questa parola e sentite che gli esempi di “accumulo emotivo” vi somiglino un po’, provate a fare una delle attività che ho elencato – a scelta fra quelle più attive e quelle per pigri, provate per esempio con una passeggiata, senza guardare il telefono e concentrandovi sul vostro respiro oppure prendendo un té senza guardare un film, senza musica in sottofondo, godendovi il silenzio, magari pasticciando con una matita su un foglio – e mentre la state svolgendo immaginate dei piccoli fori d’uscita. Come quando si svolge un esercizio ed il bravo personal trainer suggerisce di focalizzarsi sul muscolo interessato per verificare che stiamo lavorando bene, allo stesso modo vi consiglio di fare così quando decomprimete, per accertarvi che lo stiate facendo nel modo giusto, immaginando quell’accumulo che diminuisce e fluisce via. Funziona sui glutei come sullo stress, parola mia.