La prima volta che ho detto a voce alta di essere vegetariana (non amo le etichette, né avevo trovato necessario specificarlo prima di allora) ero ad un pranzo di lavoro. Il cameriere aveva fatto il giro delle ordinazioni, io avevo chiesto qualche minuto in più, nel panico perché ero l’unica a dover ancora ordinare, ma non riuscivo a trovare un primo o un secondo che non contenesseno carne o pesce.
“Mi scusi, è possibile avere una variante di uno di questi primi piatti senza carne? Banalmente anche una semplice pasta al pomodoro” dico con un sorriso cortese;
“Ha visto gli spaghetti con le cozze?”
“Sì, grazie, ma non mangio pesce”
“… è vegetariana?” che in un ristorante ha lo stesso effetto di “bomba” pronunciato in un aeroporto. Mi aspetto che qualcuno di lì a poco voglia fare brillare la mia borsa incustodita appesa all’attaccapanni.
“Sì, sono vegetariana” confesso e non so se si aspetti che mostri una spilletta tipo “non mangio carne da tot giorni” a conferma della mia dichiarazione o una fascia sul braccio;
“Vedo cosa posso fare per lei” e sparisce in cucina, a metà fra l’infastidito e il compassionevole.
Nonostante la musica ad un discreto volume e qualche bicchiere di vino che è già passato fra le mani delle persone al tavolo, a qualcuno non è sfuggita la mia confessione e lì ha avuto inizio la prima conversazione degna di rientrare fra:
Le domande che si sente fare ogni vegetariano almeno una volta nella vita:
“Perché sei vegetariana? Motivi di salute o per scelta?”
Non ho ancora capito perché sia importante specificarlo o se c’è una risposta giusta o sbagliata, ma questa è di solito la prima delle domande tendenziose che un vegetariano si sente fare nella sua vita. Se rispondi che lo fai “per salute” sai che ti invischierai nel controverso dibattito alimentare sull’importanza di assumere la carne, a cui dovresti controbattere con dati e citazioni di studi che non hai alcuna voglia di sciorinare (anche perché non sai a memoria grafici, statistiche e già la tabellina del 9 ti fa vacillare, ma ad un vegetariano non è concesso non essere preparato, quindi #iosperiamochemelacavo). [L’ IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha inserito la carne rossa e lavorata nella lista delle sostanze che possono causare il cancro. l’OMS (Organizzazione mondiale per la sanità, istituita nel 1948 dalle Nazioni Unite) di cui l’agenzia sopra citata fa parte, ha condotto la più vasta indagine svolta su una popolazione, per conoscere le relazioni tra dieta e salute. I risultati della ricerca del’OMS sulla carne ritenuta cancerogena si possono leggere qui. La ricerca ha inserito la carne lavorata (prosciutto, saleme, carne in scatola…) nel gruppo 1 – quello in cui stanno le sostanze più dannose (insieme a sigarette, alcool) e cancerogene per l’uomo – e la carne in generale nel gruppo 2A – quello delle sostanze potenzialmente cancerogene.]
Se invece rispondi un secco “per scelta” in automatico ti verrà chiesto quale in particolare, se ti fa impressione la carne o se provi pena per gli animali, domanda che porta a “QUINDI non compri neanche scarpe di pelle?”. Posto che i vegetariani per definizione non mangiano carne ma i derivati sì, quindi hanno uno sforzo etico inferiore a quello dei vegani che tendenzialmente non mangiano e non comprano derivati neanche in temrini di abbigliamenti, arredamento ecc, purtroppo succede che se dichiari di fare una scelta, subito il tuo interlocutore si sentirà in dovere di sminuirla o de-nobilizzarla facendoti notare che non è poi così vera/seria/coerente, trovandone il punto debole quanto basta per dirti che non sei meglio di lui. Perché purtroppo in alcuni persiste la convinzione che i vegetariani si sentano migliori di chi la carne la mangia, che stia tutto lì, nel volersi elevare. E si sentono giudicati, anche dal signore vegetariano al tavolo 5 che sta mangiando un arrosto di verdure, perché la sua scelta implica che chi mangia carne sia pessimo, insensibile e pure ignorante. Posto che se la scelta nasce per ragioni di salute basterebbe non mangiare le scarpe di pelle per essere coerenti, se invece la scelta deriva dalla volontà di risparmiare vite animali, è innegabile che non mangiare alcun tipo di animale equivale al risparmio di migliaia di vite e sofferenze, cosa che rappresenta uno sforzo. Non totale ma pur sempre uno sforzo. Perché io che risparmio vite animali non mangiandole ma attualmente possiedo una borsa di pelle, delle scarpe di camoscio ed un maglione di lana (la lana, se dobbiamo affrontare davvero questo argomento, non è meno crudele) devo giustificarmi con chi mangia e compra senza curarsi degli animali ma ci tiene a dire a me che non faccio abbastanza? Perché il mio impegno deve essere giudicato insufficiente da chi, per sua ammissione, non si impegna per niente? Se io non giudico te, perché tu devi giudicare me?
“Ma almeno il pesce lo mangi?”
Non voglio scadere nel banale discorso che ragiona sul perché una persona debba provare tenerezza per un coniglio e non un polpo, perché dovrebbe voler risparmiare agnelli e vacche ma non tonni e pesce spada, non voglio neanche citare gli studi sulla contaminazione delle acque, sulla plastica negli oceani: no, i vegetariani non mangiano neanche il pesce, perché non mangiano nessun tipo di animale. Fanno eccezione i pescetariani, che sono persone che non mangiano nessun tipo di carne ad eccezione di pesce e frutti di mare.
“Scusa se te lo chiedo, e allora cosa mangi?”
D’un tratto ogni ingrediente, alimento e ricetta di ogni tradizione culinaria del mondo secondo il tuo interlocutore prevede animali morti e non riesce pensare a delle alternative, neanche sforzandosi. Quindi ha bisogno che gliele elenchi, per sincerarsi che tu non ti stia lasciando morire di stenti. Non si offre d’aiutarti, ma almeno vuole sapere di che morte vuoi morire. O forse pensa che, una volta ottenuto un adeguato elenco di pietanze di cui cibarsi, potrebbe chissà vedere la luce e convertirsi (spoiler: no, non succede mai). B: La strana convinzione che i vegetariani mangiano poco e che sono tutti magri. Le persone vegetariane assumono calorie e carboidrati come chi mangia carne perché, ricordiamolo, chi mangia carne mangia ANCHE carne, ma non solo, tutto il resto viene condiviso con i vegetariani (ortaggi, legumi, verdure in generale e frutta). Così come un onnivoro, anche un vegetariano può avere un metabolismo affaticato, problemi di peso o mangiare sregolato, se è vero che la maggior parte dei vegetariani sono più magri (non ho letto statistiche in merito, lo ammetto) potrebbe essere perché in automatico se compi la scelta di mangiare sano forse sei meno portato a compiere scelte sbagliate? Non so, chiediamo alla scienza.
Intanto il cameriere è tornato con la risposta dello chef che propone “delle pennette di grano saraceno ai quattro formaggi”, per fortuna che non sei vegana (io non mangio quasi mai derivati animali e quindi latticini, ma immaginate se lo avessi detto in quel momento? Quindi “perfetto, grazie mille”) e anche oggi non si va a casa a stomaco vuoto.
Tu mangi ma non si interrompe l’interrogatorio di chi intanto ti ha chiesto: come sono le tue analisi del sangue, come l’hanno presa i tuoi genitori quando gli hai detto di essere vegetariana. Sdoganato l’argomento omosessualità, oggi è il coming out dei vegetariani il vero fardello di questa società. Aspetto una giornata arcobaleno ma con tutte le sfumature dell’insalata, in nostro supporto.
Non so esattamente da quanti anni sono vegetariana, so che ho iniziato il mio percorso più o meno nel 2011. Tutto è iniziato eliminando la carne rossa, poi il pollo, il tacchino ed il pesce, anche il prosciutto cotto, il salame, il bacon, naturalmente, rientrano nella definizione generica di carne. Ho cominciato per una cura detox di tre mesi richiesta dal mio medico per iniziare ad affrontare un problema che mi affliggeva da anni (MRGE Malattia del Reflusso Gastroespfageo) e quando il dottore mi ha detto “Dovresti eliminare dalla tua alimentazione carne rossa e formaggi per tutta l’estate” ho pianto (inginocchiandomi, nella mia mente, al centro della strada urlando al cielo “perché??? perché???”), chiedendomi allora di cosa mi sarei nutrita.
So che sono passata dal mangiare tortellini al ragù e cotolette, a chiedermi se mi aspettava una vita di soia, tofu e seitan e che oggi posso dire di mangiarli così di rado che non riesco a fare una stima, perché non sta tutto lì. Che pensavo che sarebbe stato più difficile cucinare vegetariano e vegano o mangiarlo fuori, trovare delle alternative, e invece lo è solo che chi sta a tavola con te lo rende tale (raro trovare un ristorante in cui non ci sia almeno un primo o un secondo senza carne o pesce e poi c’è sempre la pizza).
So che nei primi mesi da vegetariana credevo avrei dovuto iniziare a mangiare tristi insalate e no (mai pranzato solo con un’insalata, è al massimo un contorno). Che quello che è iniziato come un obbligo per me è diventato essenziale, che non ne avevo più voglia di mangiare la carne, anche quando potevo di nuovo farlo. Che senza carne stavo meglio, ma soprattutto mi sentivo meno in colpa, che anni di “mamma per me niente pesce con la faccia”, il non aver mai assaggiato carne di agnello o coniglio perché solo l’idea mi faceva stare male, quella sensibilità nello stare alla larga dal banco macelleria al supermercato, nel chiudere gli occhi passando per il mercato ittico, adesso aveva un senso e che riuscivo a godere del buon cibo senza rinunce.
Quando ho fatto coming out in famiglia
Quando a casa ho detto che non volevo mangiare più carne vivevo con i miei, mia madre non si è seduta a piangere in poltrona dicendo “aspetta che lo scopra tuo padre”, ma mi ha chiesto di aiutarla a fare una lista di cose che avrei voluto mangiare, perché già cucinare era difficile (l’eterno tormento di “cosa mangiamo oggi?”). Mi sento fortunata perché non ho dovuto subire battutine, terzo grado e interviste sulla mia scelta, perché la mia famiglia mi somiglia, hanno rispetto per le scelte degli altri e soprattutto in questo caso le condividevano già perché nell’arco di un paio di anni in famiglia da me sono diventati tutti pescetariani, quindi la carne a casa nostra non è più entrata, non solo per me e se loro mangiavano pesce io mangiavo altro.
Pensavo sarebbe stato socialmente difficile essere vegetariani e invece ho amici che mangiano la carne (anzi sono l’unica vegetariana) e non fa alcuna differenza, non cerco di convertirli e loro non criticano me, ognuno mangia quel che gli pare e non rende conto a nessuno. In un locale pubblico non mi commuovo se vedo una fiorentina, ma mi viene da piangere se qualcuno mastica con la bocca aperta, quello sì. Non critico chi ha dubbi su quanto si possa vivere bene, godere del buon cibo e amare mangiare PUR essendo vegetariani, perché gli stessi dubbi li ho avuti anche io finché non lo sono diventata e mi è sembrata la cosa più normale e facile del mondo. Ma se vi confrontate qualcuno dallo “stile alimentare” diverso dal vostro, è sempre meglio farlo con curiosità sì, ma senza giudizio, non come interrogatorio, non mettendo in soggezione, non facendo una gara a chi ama di più mangiare, cucinare, abbandonando la convinzione che chi avete davanti viva di privazioni. In fondo è così difficile pensare che il vostro interlocutore riesca serenamente a vivere senza a mangiare carne? Allo stato attuale delle cose nessun medico approverebbe un menù settimanale in cui la carne appare più di un paio di pasti su 14 pranzi e cene, quindi se siete onnivori e mangiate più spesso di due volte a settimana carne o insaccati, il problema non sono i vegetariani.
È lecito avere dei dubbi, ma nell’indecisione fra ignorare e criticare, è sempre meglio la prima.
NB: Spero che la stima che ho nei confronti di chi mi legge e segue sui social e su internet sia confermata dal tono di rispetto che mi auguro sempre di trovare nei commenti. Esistono persone sciocche, arroganti, ineducate e ottuse di ogni specie, persino vegetariane e vegane, sì. Questo non vuol dire che tutte lo siano. Avete dubbi sull’efficacia dell’alimentazione vegetariana in termini di salute e ambiente? È Lecito non essere informati su tutti, ma a meno che non abbiate numeri e studi a supporto (come quelli qui citati) le considerazioni personali contano poco di fronte a dati oggettivi, quindi sì al confronto, ma costruttivo e sensato.