“Una relazione a distanza? Non potrei mai”.
Impossibile per me, l’amore è fatto di mani che si toccano, di sapori, odori, morsi, baci, di sguardi d’amore o di disapprovazione che risolvono un momento; di abbracci, di spazi sul petto di Lui che sono fatti per poggiarci la mia testa la sera, di mani dietro la nuca per baciarsi meglio, di braccia sollevate per tirarlo giù dai 40 centimetri di differenza che ci separano (gli stessi che però tornano utili quando i cereali sono troppo in alto al supermercato o devo trovarlo nella folla), di colli succhiati minacciando di lasciare il segno se non smette di farmi il solletico, di silenzi mentre lui legge e io ascolto musica.
Lo dico e lo dicevo quando guardavo certi film, leggevo certi libri, parlavo con le amiche, ascoltavo quella che partiva in Erasmus e lasciava il ragazzo prima “così non soffriamo” e poi quell’altra che invece sceglieva di amarsi a km di distanza, salvo poi scrivere a lui mesi dopo di non andarla più a trovare perché aveva conosciuto un altro nella pazza-pazza Spagna. Una relazione a distanza l’ho sempre immaginata come una vita trascorsa a sentirsi “sola” con gli amici se non c’era “lui”, a sforzarsi di accettare quell’invito e sentirsi poi a disagio o incompleta incontrando qualcuno, sentendosi quella a metà.
Poi un giorno mi sono ritrovata al centro di un “mai dire mai” ed ho capito che nella vita è tutto relativo. Che non possiamo davvero dire se riusciremmo mai a fare, dire, pensare, vivere certe situazioni, cose, pensieri, sentimenti, finché non ci troviamo lì in bilico fra una scelta e l’altra, davanti ad un bivio che non accetta tentennamenti, mentre il tempo dietro lampeggia, suona il clacson e spintona. Ho conosciuto lui, mi sono innamorata ed ho realizzato poco dopo che, da lì a breve, sarebbe partito e ci saremmo visti un paio di volte durante l’anno, prima dell’estate. Come innamorarsi di un marinaio e scoprirlo solo il giorno dopo e dover decidere se saltare giù dalla macchina in corsa o restare. Mi sono lanciata, non fuori dall’auto ma proiettata in avanti, come ci si lancia dallo scoglio più alto, con gli occhi chiusi e il fiato sospeso, con lo stomaco contratto ma eccitata per quella sensazione nuova.
Mi sono lanciata quel giorno e altri ancora, ogni volta che la vita, l’ambizione, il lavoro ci ha portati a prendere scelte insieme per separarci per un periodo. Mi sono lanciata quando abbiamo cambiato città, casa, abitudini, mobili, vicini, numero di telefono. E mentre mi lanciavo, mentre mi tuffavo, rigorosamente a chiodo e col naso tappato, per spaccare l’acqua e cercare di non berla tutta, imparavo a stare “da sola” senza essere sola. Che quella storia della metà della mela è una grande stronzata, una di quelle frasi fatte per romantici autolesionisti che si sono auto-condannati all’eterna insoddisfazione; io non sono una metà della mela, non sono una cosa incompleta destinata a marcire se non viene conservata in frigo, io sono completa da sola, io sono intatta, l’altro non mi serve per completare me stessa ma per completare la coppia. Sono una di un paio, come mi ha detto Lui un giorno.
E mentre mi lanciavo, mentre mi tuffavo, rigorosamente a chiodo e col naso tappato, per spaccare l’acqua e cercare di non berla tutta, imparavo a stare “da sola” senza essere sola. Che quella storia della metà della mela è una grande stronzata, una di quelle frasi fatte per romantici autolesionisti che si sono auto-condannati all’eterna insoddisfazione.
E così mi capita di ritrovarmi in una di quelle uscite in cui tutti sono accoppiati e mi tocca il capotavola, in cui al cinema non ho qualcuno da guardare nelle scene romantiche o a cui rubare un sorso di Coca, ma c’è sempre WhatsApp e quei selfie scemi con l’espressione triste e i “Mi sono commossa, dai abbracciami, o lo chiedo al signore seduto accanto a me”, scambiandosi carezze, abbracci, baci virtuali come se fossero veri, sentendoli sulla pelle, fra i capelli, nel cuore. Con la voglia di rivedersi presto, rivivendo in loop quelle emozioni che pensavi finissero dopo i primi mesi di corteggiamenti, di appuntamenti, sentendosi spesso come se fosse la prima volta, come quando lui ti accompagna a casa e ti chiedi se ti bacerà, quando vai a dormire e ti domandi se sia il caso di scrivergli la buona notte, fai la dura, non cedi e un attimo dopo ti scrive lui.
Io non sono una metà della mela, non sono una cosa incompleta destinata a marcire se non viene conservata in frigo, io sono completa da sola, io sono intatta, l’altro non mi serve per completare me stessa ma per completare la coppia. Sono una di un paio, come mi ha detto lui un giorno.
Ma non vi starò qui a dire che le relazioni a distanza sono le migliori perché rinnovano i sentimenti, mantengono viva la passione e sono i più eccitanti. Non vi metterò in testa l’ennesimo atroce dubbio descrivendovi la fiaba dell’amore perfetto, confidandovi la ricetta della felicità. Una relazione a distanza è fatta anche di momenti in cui tutto sembra crollarti addosso, in cui batti i pugni per un volo che non puoi prendere, per un lavoro che si sovrappone a quel week-end libero che avreste dovuto trascorrere insieme; è fatta di insicurezze, di telefonate a tarda notte, di litigi al telefono senza motivo, se non quello di mancarsi troppo e non avere nessuno con cui prendersela per questo.
E poi ci sono le corse alla stazione per abbracciarsi, scontrandosi e ammaccando i fiori dentro un abbraccio così forte che “Amore non respiro”. I baci in aeroporto, le lacrime e i sorrisi così forti che fanno male le guance, quei momenti che sembrano sempre “il primo”, le cene romantiche con lasagne a sorpresa, gli “ho visto questo e ho pensato a te” scartando un regalo che è un cruciverba comprato all’aeroporto di Londra perché “l’estate scorsa li facevamo sempre insieme”.
Gli amori a km di aereo o di treno sono fatti di sere in cui scopri che il locale in cui ti stanno portando gli amici ha un tavolo sociale e sai già che ti ritroverai a cenare di fronte ad un estraneo che ti sorride imbarazzato quanto te, perché sei anche tu quella dispari, e va bene così; di telefonate su balconi, terrazzi, giardini di zii, amici, parenti, colleghi di tuo padre, stirandosi sulle punte perché “Qui non prende bene, mi senti?” per non perdersi la buona notte, neanche una volta, anche se dura un istante, purché sia a voce e mai scritta.
Di questo e di molto altro ancora sono fatte le storie vissute a distanza, per periodi più o meno lunghi, scegliendo di aspettare ma continuando a vivere, senza non rinunciare ad opportunità e occasioni, sapendo che c’è chi ti capisce, chi è come te.
Di lacrime in aeroporto, di telefonate chiuse male quando si scopre che le date non coincidono, di feste senza +1, di compleanni festeggiati a distanza e con un fuso orario che cambia il giorno con la notte, di skype call, Facetime, WhatsApp, Facebook Messenger, Viber ed ogni servizio di telefonia e messaggistica da testare per beccare la ricezione migliore, il video meno sgranato. Di “Sei ogni giorno più bella”, di foto dopo la doccia, durante la corsa, al mare, al lavoro, di facce buffe per farsi compagnia nei momenti difficili, di canzoni suonate ad un telefono, di lettere scritte e mai inviate, di sciarpe che profumano di Lui, di cuscini abbracciati di notte e di post-it lasciati dentro i cassetti, fra la biancheria, sopra il frigorifero, accanto ai biscotti, per regalare un sorriso, anche a distanza di km. Di questo e di molto altro ancora sono fatte le storie vissute a distanza, per periodi più o meno lunghi, scegliendo di aspettare ma continuando a vivere, senza mai rinunciare ad opportunità e occasioni, sapendo che c’è chi ti capisce, chi è come te.
Non esiste la ricetta della storia che funziona e non c’è una storia più “normale” di un’altra, non c’è una relazione da spiegare o giustificare con qualcuno e non c’è una quantità di tempo minimo e di occasioni da dover vivere insieme per testimoniare il valore di un rapporto. Trovate la persona che fa per voi, da amare e che vi renda felici, trovate chi più di tutti volete far sorridere, chi volete sentire prima di andare a dormire e a cui mandare una foto durante un film per condividere quel momento. Quella sarà la vostra storia perfetta, a distanza o a km zero.
[foto coppia che guarda il mare e foto love distance via Shutterstock]