Bionda, pelle chiara, occhi azzurri ed una linea di eyeliner sottile che li mette in risalto, Chiara Cecilia Santamaria è una giornalista, una blogger, una scrittrice, una digital strategist, una mamma 2.0 ma prima di tutto una donna. E’ anche l’autrice di “Quello che le mamme non dicono” edito da Rizzoli nel 2012 ed oggi giunto alla nona ristampa, un libro, un manuale ironico ma anche una guida per neo mamme, donne in attesa e donne qualunque che non aspettano nulla ma sono curiose di sapere cosa succede nella vita quando d’un tratto si diventa in tre. Con lei ho deciso di parlare di mamme e di mamme blogger, di donne che decidono di aggiungere senza sottrarre, di avere dei figli, dedicarsi alla famiglia, ma anche a se stesse e alla carriera ed a lei ho chiesto come riuscirci. Abbiamo affrontato anche una questione spinosa: foto dei figli sui social network, sì o no?
“Dal Pampero ai Pampers” è il claim del tuo celebre libro “Quello che le mamme non dicono” (Rizzoli, 2012) che ha sdoganato i tabù sulle paure e lo shock iniziale del diventare mamma e che ti ha resa oggi l’esponente più celebre del mondo mamme sulla rete. Una blogger che scrive di vita, lifestyle, viaggi ed eventi, la domanda sorge spontanea: ma come fai a far tutto?
«Una risposta è anche quella molto spontanea: non faccio tutto! Tante volte la casa è in disordine, le email alle quali rispondere si accumulano, devo mettere la sveglia per ricordarmi qualsiasi cosa e i libri da leggere rimangono intonsi sul comodino perché crollo molto prima… Ma ne vale la pena. Essere ‘giocoliera’ e ‘acrobata’ è l’unico modo nel quale sono capace di affrontare le mie giornate, a volte spontaneamente rallento, o mi fermo, altre mi rendo conto di tenere in equilibrio troppo e inevitabilmente qualcosa cade giù, ma va bene. In fondo l’importante è essere in continuo movimento. La seconda risposta è più razionale: mi organizzo e chiedo aiuto. Qui a Londra è più difficile perché non ho l’aiuto dei miei genitori e fratelli che avevo quando ero a Roma, ma c’è molta solidarietà fra expat quindi ci si aiuta con le mamme della classe, tra amici, o comunque anche con il papà di Viola cerchiamo di dividerci ruoli e spazi in modo il più possibile equo.»
Forum, status su Facebook, chiacchiere dal parrucchiere e luoghi comuni lasciano spesso credere che diventare mamma significhi rinunciare all’essere donna: c’è chi dice che passa ai capelli corti perché non ha più tempo per dedicarsi alla piega, chi lamenta che l’intimità della coppia sia un lontano ricordo, chi non parla d’altro che di culetti arrossati o di recite scolastiche e compiti a casa. Posto che i figli rappresentano il fulcro del proprio mondo, possiamo limitare l’allarmismo e rassicurare le donne che, una volta messo alla luce un bimbo, “oltre alle pappe c’è di più”?
«Oltre alle pappe c’è di più… se si sceglie di averlo. Ci sono donne che una volta avuto un figlio scelgono di dedicarsi a lui completamente, con piacere rivoluzionano la loro vita e mettono in secondo piano quelle che un tempo erano esigenze primarie. Se la loro è, appunto, una scelta, va benissimo così. Non posso certamente criticarle. Altre donne, come nel mio caso, vogliono diventare mamme portandosi dietro anche un po’ di quello che erano prima, perché chi ha detto che dopo un bimbo la voglia di uscire con le amiche, di truccarsi e mettere tacchi alti, di andare a qualche festa, di viaggiare, di fare carriera, di mettersi alla prova con nuove sfide, finisca? Può accadere che la novità di avere un figlio e la serenità di una bella vita familiare ci appaghino, oppure può accadere che oltre a questo si continui a cercare di più. Penso che entrambi gli atteggiamenti vadano benissimo purché ci si senta felici. Insomma, un figlio non deve essere una scusa per ‘sedersi’ e smettere di fare cose che nutrano non solo il bimbo, non solo la famiglia, ma anche noi come persona individuale.»
Tua figlia Viola è diventata famosa grazie al tuo lavoro, eppure nonostante la sua grande popolarità, sei riuscita a tenerla debitamente lontana delle indiscrezioni, scegliendo, a differenza di molti, di non pubblicare foto del suo visto e di mostrarla sempre di spalle in scatti discreti che condividi sui social. In base alla tua esperienza, che opinione hai e che consigli ti senti di dare a tutte le mamme, neo mamme e future mamme che si chiedono se fanno bene o meno a condividere le foto dei propri figli sui social network e nella rete?
«Non ho consigli perché la mia esperienza è molto personale e non mi sentirei di dire che mettere foto online dei figli sia in assoluto giusto o sbagliato. Io ho scelto di non farlo per un istinto di protezione spontaneo. Già dico molto di lei in rete, anche se si tratta di racconti molto innocui e comuni a tanti bambini, mettere anche foto in cui è chiaramente riconoscibile mi sembrerebbe troppo. Senza contare che è piccola e non può dare il suo consenso o avere un’opinione sulla diffusione della sua immagine online. Lascerò che sia lei a scegliere quando avrà l’età per farlo. Ora la domanda da un milione di dollari è ‘QUANDO avrà un’età per farlo’?»
Abbiamo parlato di te come mamma, ma Chiara è soprattutto una donna, una blogger, una giornalista… insieme al tuo blog ti stai evolvendo anche tu, quanto è difficile mantenere l’etichetta di “mamma del web” e aggiungerne altre?
«E’ difficile nella misura in cui la gente ti immagina statica, identica a te stessa, ferma ad un’idea che si sono fatti di te e che a loro piace. Molte si lamentano del fatto che prima ‘ci facevi ridere di più perché eri una mamma alle prime armi/perché parlavi più di Viola’ o per qualsiasi altro motivo. Benissimo: quella era una fase, ma la vita va avanti. Col tempo si cresce, si cambia, si evolve, si sbaglia, si torna indietro, si prendono nuove strade, insomma a me piace scrivere un blog anche perché mi sento libera di esprimere diverse parti di me, diverse passioni, e momenti della mia vita diversi. So di essere poco ‘omogenea’ nei miei contenuti e forse a volte anche poco coerente ma non ho paura di contraddirmi. La vita è talmente tanto un caos che ‘riaggiustarsi’ sulla nuova rotta è l’unico modo per andare avanti a vele spiegate e credo che il mio blog rispecchi questo mio continuo, imperfetto aggiustamento.»