Se tra il 2000 ed il 2005 avessi avuto uno Zara o un H&M vicino casa, non solo avrei evitato certe imbarazzanti foto di classe, non solo oggi guardarerei con meno orrore l’abbinamento t-shirt e canotta sopra o i maglioni ci ciniglia, ma sicuramente i miei genitori avrebbero potuto creare, solo risparmiando in abiti e accessori, un fondo paragonabile a quello che le famiglie americane accumulano negli anni per il college dei figli.
Non c’è da stupirsi se oggi gli italiani amano il low cost, lo spiega anche la ricerca condotta da Reputation Manager, società leader in Italia nell’analisi della reputazione on line di aziende e personaggi pubblici che, in occasione della Settimana della Moda di milano, ha analizzato le conversazioni on line su tre brand molto diffusi in Italia: Zara (nato negli anni 70 in Spagna), H&M (circa 60 anni fa in Svezia) e Terranova (nato 50 anni fa in Italia), scoprendo che il sentiment dei clienti è positivo nel 46% dei casi, e il tema più discusso è quello della qualità (31%), prima del pricing (16%) e della distribuzione (14%).
Secondo la ricerca H&M con il 48% di poninioni positive) e Terranova (con il 45%) risultano essere i brand più amati in Italia; camminano sullo stesso livello la crescita esponenziale dell’interesse rivolto verso il low cost – basti pensare a celebrità nostrane e d’oltreoceano che non di rado mixano capi di lusso e low cost – e l’attenzione verso eco-sostenibilità, tematica sulla quale i marchi in questione sono stimolati a ragionare sempre più spesso, complica l’azione continua di associazioni come Greenpeace, che sollevano questio i riguardanti l’impatto ambientale delle scelte di produzione. Chissà come cambierà la situazione con l’arrivo di Primark in Italia, notizia che ha sollevato entusiasmo e polemiche.
[in foto Garance Dorè in Zara]