Le relazioni si sono complicate da quando esistono i social network. Prima se ti stava antipatico qualcuno smettevi di cercarlo, lo evitavi o ti limitavi a darti per disperso, finché non capiva l’antifona. Era anche meno frequente che qualcuno ti stesse antipatico, c’è da dire, oggi invece vivendo nell’era delle opinioni forzate su tutto, sempre e comunque, è facile che qualcuno ti dia sui nervi su Facebook per le seguenti ragioni: esprime giudizi assoluti su tutto e tutti nei suoi status, maledire la gente è il modo in cui impiega il tempo libero, così come parlare riferendosi a qualcuno di non definito insultandolo, portandoti a pensare con angoscia ingiustificata che ce l’abbia con te, pubblicare ossessivamente foto di bambini, pubblicare citazioni tratte da “Uomini e donne” e via dicendo.
Come se non bastasse l’ingente numero di polemiche e status vari a cui siamo sottoposti quotidianamente, che ti farebbe scadere persino Brad Pitt a furia di leggere pareri non richiesti, piagnistei e pessimismo a go go, non siamo più liberi di ignorarli. Sì perché sui social non basta oscurare, limitare la visualizzazione degli aggiornamenti, inserire in liste nere, è l’azione del “ti rimuovo dagli a mici” a sancire la rottura. Perché altrimenti scatta la paranoia secondo cui “se lo tieni fra gli amici pensa che ti interessa sapere cosa fai, che vai a leggere i suoi aggiornamenti” “sì, ma io non lo faccio, non fa differenza se è fra i miei contatti, non mi interessa” ho risposto quando mi è stata esposta la teoria, ma a quanto pare non c’è niente da fare, devi applicare il taglio netto e farlo per primo.
Su Twitter il discorso è un po’ diverso, lì teoricamente non segui chiunque conosci, ma le persone che trovi interessanti, intelligenti, divertenti, stimolanti… però si innesca il principio secondo il quale se la sorella del tuo ragazzo, il fratello del tuo migliore amico o peggio tuo zio ti segue, allora ti senti in costante disagio al pensiero che quando lui visualizza il tuo profilo non legge quel famoso “ti segue”. Su Instagram la situazione è ancora piuttosto pacifica, se si escludono i commenti di spam sotto ogni foto, ma guai a farti scappare uno “smetti di seguire” mentre ti stai addormentando la notte e il dito scivola proprio lì, c’è chi tiene un conto minuzioso dei follower e non se ne fa sfuggire uno (nel ver senso della parola, è un attimo che ricevi un dm in cui ti viene chiesta la motivazione di quel gesto e non pensate di potervela cavare con un “mi sono addormentato con il telefono in mano”.
Ma il vero indiscusso protagonista delle relazioni complicate sui social è WhatsApp, nato per facilitare le relazioni e diventato la prima ragione di rottura di un rapporto. Partiamo dal famoso “ultimo accesso”, non conta che tu abbia fatto erroneamente accesso a Whastapp mentre sei a lezione, che tu sia entrato per scrivere alla mamma che facevi tardi a cena, al marito di comprare il pane, per rispondere ad un’amica e poi hai ricevuto una telefonata, nessuna di queste motivazioni potrà giustificare al contatto che ti aveva scritto, perché hai visualizzato senza rispondere. E se decidi di oscurare la funzionalità dall’app preparati ad essere additato come quelo strano che ha qualcosa da nascondere.
Ora la novità è che WhatsApp, per rendere la vita un po’ più difficile a tutti, pare (e quando dico pare intendo che si parla già di presunta bufala) voglia inserire il terzo segno di spunta, ma facciamo un attimo un passo indietro. Cosa significano i segnetti verdi di spunta sotti i messaggi che inviamo su WhatsApp? il primo sta ad indicare che il vostro messaggio è stato inviato, il secondo vi informa che è stato recapitato sul telefono del vostro amico, a cosa serve il terzo? A confermarvi che lo ha aperto e quindi letto. Insomma se la vostra coppia, il rapporto con la vostra migliore amica o vostra padre resisteranno a questa novità, potete stare tranquilli che resisterà a tutto. Ora la domanda è: bufala o meno a voi farebbe piacere se comparisse quel famoso terzo segno di spunta? Io onestamente, farei a meno anche dei primi due.