Su Twitter scrive tanto, ma sempre 140 caratteri alla volta, eppure di lei dice poco. Sara Puccinelli, meglio conosciuta come Sarinski, è quella che oggi viene definita una web influencer. Ha iniziato scrivendo sul social network più smart della rete, ha proseguito con il suo blog There is a lot of sarinskiness here ed è diventata in poco tempo una web influencer dall’animo a volte cinico e le parole sempre poco dosate e tanto spesso dirette.
Per questa ragione quando per la rivista Spray Magazine cercavamo qualcuno che fosse capace di affrontare la tematica Lui e Lei e tutte le questioni più spinose legate ad amore, sesso e coppia, ho pensato che la sua penna potesse essere la più adatta ed è per la sua figura divertente, ironica e spinosa. E per le stesse ragioni questa settiana Sarinski è la protagonista della rubrica Storie di Trend and The City. Qui Sara racconta del suo regno virtuale, dei suoi follower, degli haters e del suo rapporto con gli uomini (in una parola).
Hai iniziato scrivendo tutto ciò che ti veniva in mente su un social network, Twitter (come @Sarinski_), e oggi sei quella che viene definita una web influencer. Ma tu nella carta d’identità, alla voce professione, cosa scrivi e scriveresti?
«Ci scriverei Imperatore se questa assurda Repubblica non avesse offuscato le menti; ci scrivo Content Manager, Influencer, Blogger, scrittrice.»
Ancor più dei blog, impegnativi a livello di aggiornamento e gestione, i profili social sono accessibili a tutti, chiunque ne possiede uno, ma secondo la tua esperienza cosa fa la differenza fra un profilo qualunque ed uno che diventa uno strumento di lavoro?
«Sinceramente non lo so, non sono un’esperta. Ho scritto di quello che mi faceva ridere e le persone hanno cominciato a seguirmi. Quando il numero delle persone che mi seguivano è diventato alto ho iniziato anche a trarne occasioni di guadagno, che è sempre stato l’obiettivo naturale e mai nascosto, ma dovresti chiedere a chi mi segue o a chi mi paga il perché. Io non ho mai indagato, faccio solo quello che mi piace. Non sapendo fare altro mi sono inventata questo, per ora ha funzionato.»
I tuoi follower sono vari e atipici: uomini, donne, seguaci, adepti, sudditi… in una spirale di ironia e sarcasmo vieni venerata, osannata, c’è chi crea fan page per i tuoi capelli e che ti chiama “divina”. Quanto c’è di vero nel tuo ruolo di ape regina e quanto fa bene all’autostima avere dei fan così?
«Il mondo che avevo intorno non mi piaceva, era troppo serio, quindi ne ho creato uno mio con regole diverse. Lì comando io. Quindi nella verità di quel mondo tutto è reale. Fa bene all’autostima, ma ho una panoramica ben chiara dei miei pregi e dei miei difetti.»
Amici, fan, ma anche qualche nemico. La rete è grande e non è raro imbattersi in haters, tu che esperienze hai con questa figura che sul web si esprime attraverso profili fake (ma non necessariamente), tweet acidi e attacchi diretti e come ti comporti?
«Non mi piacciono i bulli e non li ho mai subiti quindi non sto a prenderle per il piacere di nessuno. Rispondo ma non ci perdo in preoccupazione un minuto di più. Gli accout anonimi per me hanno peso zero e i loro attacchi sono inconsistenti, anzi, spesso mi diverto. Solo in un’occasione ho preso provvedimenti seri perché erano state mosse accuse gravi e false contro la mia famiglia. Per il resto mi scivolano.»
Sulla rivista Spray Magazine hai una tua rubrica in cui racconti in maniera divertente e qualche volta cinica il rapporto fra uomo e donna, affrontando in dieci punti situazioni tipiche, questioni spinose e tematiche scottanti come ex, sesso, relazioni e molto altro. E tu che rapporto hai con gli uomini?
«Pessimo.»