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Donne che amano… (e odiano) la malattia che arriva 2 volte l’anno: il cambio di stagione

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Un malanno che colpisce 1 umano su 1, 2 volte l’anno. Ancora nessuna cura è stata scoperta e molto probabilmente mai lo sarà, per quanti fondi alla ricerca possano essere destinati. Una volta ogni sei mesi ogni donna (e altrettanti uomini) si trova affaticata, stressata e angosciata, da quella malattia nota come: il cambio di stagione.

Ante dell’armadio spalancate, volto concentrato, braccia poggiate sui fianchi a mo’ di anfora umana… si manifesta così l’inizio del virus; davanti a noi un guardaroba invernale fatto di cappotti, giacche, maglioni, pantaloni di lana, piumini, mantelle e chi più ne ha più ne metta, sopra l’armadio o da tutt’altra parte della casa, si trovano gli scatoloni in cui abbiamo riposto la biancheria primaverile/estiva.

Ci chiediamo come far entrare tutta quella roba invernale lì dentro, ci domandiamo come si sia potuta moltiplicare in soli 6 mesi e ci accusiamo di aver peccato di nuovo con lo shopping eccessivo, di non aver riflettuto sugli effetti collaterali al momento del cambio di stagione. Chi è causa del suo mal pianga se stesso quindi, dopo aver asciugato le lacrime, ci rimbocchiamo le maniche ed iniziamo a piegare, riporre, valutare e selezionare cosa va conservato e cosa è tempo di dar via, cosa vale la pena “rivisitare” e cosa non ha più speranza.

Il cambio di stagione è un momento critico per il nostro stato psicofisico: ci pone davanti sei mesi di vita, scanditi da nuovi acquisti, da quel maglione che abbiamo impigliato nel bracciale di quel ragazzo consociuto quella sera, quel cappotto indossato durante quel concerto e quella sciarpa regalata da quell’amica lontana. E’ il momento di tirare le somme dopo una stagione, di riflettere sui propri sbagli che vanno dall’acquisto di un pullover troppo grande o un paio di tacchi decisamente scomodi, ad un’amicizia mal valutata, ma anche di rinnovarsi: tirando fuori dagli scatoloni o dalle ante chiuse per mesi, vestiti in chiffon, t-shirt, short e giubbini di jeans, rispolveriamo uno spirito nuovo, più allegro, non appesantito da lana e feltro, da pensieri e stanchezza.

Non è ancora tempo d’andare in vacanza, ma indossare un pantalone di seta ed una maglia di cotone, ci da già carica, energia, voglia di mettersi alla prova con nuove esperienze. Dopo siamo affaticati e stressati, abbiamo trascorso ore ed ore a cercare in ogni angolo della casa cappelli, guanti e sciarpe lasciate in giro fra ottobre e marzo, un po’ come si fa con gli addobbi natalizi alla fine delle feste, con l’unica diffrenza che qui la nostalgia non trova posto, c’è spazio solo per l’eccitazione di una nuova stagione e delle novità che ci riserva. Passata la malattia, abbiamo sei mesi di tempo prima del prossimo attacco, meglio viverli intestamente.

(in foto la bellissima attrice Ashley Madekwe)

 

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